Ha tenuto banco in settimana l’accordo tra Enrico Letta e Carlo Calenda.
Partito democratico, Azione e +Europa hanno raggiunto l’intesa dopo giorni di trattative, veti e ultimatum, con l’obiettivo di “essere vincenti nei confronti della destra”.
A sinistra però si continua a lavorare per avere una coalizione ancora più larga. Faranno così parte della squadra anche Di Maio (Impegno civico) Bonelli (Europa verde) e Fratoianni (Sinistra italiana), che propone di estendere l’alleanza anche al M5S. Italia Viva di Renzi resta invece alla finestra, ma non è esclusa una sua adesione.
Il più attivo nella ricerca di alleati è soprattutto il segretario Pd Enrico Letta, secondo il quale in queste elezioni è fondamentale la legge elettorale che, sondaggi alla mano e con una sinistra divisa, potrebbe consegnare alla destra una maggioranza bulgara, tale da fargli cambiare facilmente anche la Costituzione (se arriva al 66% con un meccanismo che spiegherò tra poco).
La sensazione, a mio avviso, è che a sinistra abbiano già percepito che arriverà una sconfitta, però bisogna fare di tutto per mitigarla, e giungere ad un’ingovernabilità che porti successivamente alle larghe intese.
L’incubo vero, però, è una maggioranza schiacciante della destra. Con il 60% dei parlamentari si potrebbero eleggere in solitudine, dopo il terzo scrutinio, i successori dei giudici costituzionali (2024), o cambiare in autonomia la Costituzione, con l’introduzione di quella che Giorgia Meloni definisce la “madre di tutte le riforme costituzionali”: il presidenzialismo alla statunitense, ossia l’elezione diretta del Capo dello Stato. Con una maggioranza ancora più ampia, pari ai due terzi, questa importante novità potrebbe arrivare addirittura senza sottoporre il testo a referendum.
La paura di questo scenario deriva dai sondaggi particolarmente favorevoli che, associati a questa legge elettorale e al numero ridotto di parlamentari rispetto al passato, potrebbero far saltare il banco.
Nelle prossime domeniche ci sarà modo di approfondire bene i meccanismi delle legge elettorale, per ora mi limito a dire che cinque ottavi dei seggi verranno assegnati con il proporzionale, il che significa che il centrodestra, con una percentuale che si avvicina al 46% (altissima), dovrebbe avere poco meno della metà di essi. Il resto è assegnato con i 221 collegi uninominali, dove viene eletto un solo candidato, quello più votato.
È qui che si decide l’entità della maggioranza, ed è proprio qui che la sinistra vorrebbe fare un fronte unito sostenendo candidati in comune, a costo di unire soggetti politici tra loro incompatibili.
Ottenere il 46 % dei voti (come dicono attualmente i sondaggi) e vincere in quasi tutti i collegi uninominali darebbe al centrodestra quella maggioranza netta che gli consentirebbe di operare come descritto sopra, con percentuali addirittura superiori al 60%.
L’attuale legge elettorale italiana andava cambiata già da tanto tempo. Non garantisce la governabilità e puntualmente, dopo il voto, costringe i partiti alle larghe intese con un premier non eletto dal popolo, mentre la legislatura spesso termina con un governo tecnico.
La particolare situazione che si è creata in questo caso induce i partiti a creare delle coalizioni ancora prima del voto, con un centrodestra che è spesso diviso nel corso degli anni (basti pensare all’ultimo Governo in cui due partiti erano in maggioranza e un altro all’opposizione) e che invece magicamente si ripresenta compatto alle elezioni, e un centrosinistra che cerca di formare una coalizione sgangherata composta da partiti e cespugli politici che su tanti temi la pensano completamente all’opposto. Un pastrocchio.
Concludo con un’espressione in voga in questi giorni: il diritto di tribuna. Si tratta di un posto garantito come capolista da affidare a un leader che accetti di fare aderire il proprio partito ad una coalizione. Il leader in questione avrebbe così il posto garantito in Parlamento, nonostante sia a capo di un piccolo partito che non avrebbe i numeri per entrarci. In sostanza una candidatura “blindata”. Non trovo davvero le parole giuste per definire questa schifezza.