Sono trascorsi due mesi di guerra in Ucraina. In questi giorni le autorità russe parlano con insistenza di una fase 2 del conflitto, che mira al pieno controllo del Donbass, la regione più orientale dell’Ucraina, e della zona meridionale del Paese.
In realtà l’obiettivo del presidente russo Vladimir Putin inizialmente era la conquista della capitale Kiev in pochissimi giorni, la rimozione del presidente ucraino Zelensky e l’imposizione di un governo filorusso.
L’intento di una “guerra lampo” è però miseramente fallito, per cui oggi i russi parlano goffamente di una seconda fase che in verità non era neanche lontanamente prevista. Si tratta di un cambio radicale di strategia, imposto dalla resistenza degli ucraini e dagli aiuti militari, soprattutto americani e britannici.
Nelle prima fase sono arrivate anche delle sconfitte, soprattutto a nord, intorno a Kiev, dove le truppe russe non sono riuscite a sconfiggere gli ucraini, e sono state costrette ad abbandonare le città che avevano conquistato, lasciandosi dietro distruzioni e violenze contro i civili. I russi hanno dunque ripiegato, per ora, sul Donbass e sulla conquista di un corridoio nel Sud che passi da Mariupol e garantisca la continuità territoriale con la Crimea (già annessa militarmente alla Russia nel 204).
In settimana in effetti Mariupol è stata conquistata dai russi. È stato necessario distruggere circa il 95% degli edifici, a testimonianza del fatto che per battere gli ucraini devi radere al suolo un’intera città. Mariupol in queste settimane ha rappresentato il simbolo delle resistenza Ucraina, e la sua acciaieria Azovstal, tra le più grandi d’Europa, circondata dai russi, e in cui sono ancora asserragliati i soldati ucraini, è l’espressione commovente di un popolo che non ci sta a soccombere.
Quella di Mariupol è stata una battaglia epica, ci saranno dei film per descriverla, un evento seguito da tutto il mondo, incredulo davanti alla tenacia di questi soldati. Una sconfitta che sa di eroismo, tanto da aver fatto nascere la convinzione, tra gli alleati, che “Putin può essere sconfitto sul campo”. Da qui una sempre maggiore fornitura di armi, anche offensive, agli ucraini, che potrebbe davvero cambiare gli equilibri, impensabile fino a qualche settimana fa.
D’altra parte i russi sono riusciti nell’impresa di unire l’Europa, ravvivare la NATO e avvicinare a quest’ultima i Paesi neutrali. Sul fronte di guerra pensavano di trasformare l’Ucraina in un paese alleato guidato da un governo asservito, invece hanno rafforzato il suo nazionalismo. E se è vero che Mariupol è caduta è anche vero che a Kiev, qualche settimana fa, hanno vinto gli ucraini. Certamente la guerra non è finita, ma lo scenario non è quello che si immaginavano i russi.
In queste ore la Russia sostiene di volere conquistare il Donbass e l’Ucraina meridionale, ma i bombardamenti riguardano anche altre regioni del Paese. La sensazione è che l’obiettivo vero resti ancora la conquista di tutta l’Ucraina.
D’altronde la Russia è entrata in una situazione per cui dovrà combattere fino alla fine, non può tornare indietro. E se non vincerà entro qualche settimana darà la colpa agli aiuti militari forniti dalla NATO, per cui minaccerà il ricorso alla bomba atomica. Si sta camminando sul filo del rasoio.
Se la mente di Putin è più che mai diventata un enigma circa le sue reali intenzioni future (sogno imperialistico?), è altrettanto complicato capire la reale strategia delle intelligence europee e americana. L’Occidente non partecipa al conflitto ma applica sanzioni sempre più dure, fornisce agli ucraini armi sempre più potenti e rinforza militarmente il fianco orientale dell’Europa. Non ci sono ma mi vedi. Speriamo che il piano sia vincente.