In settimana è stato pubblicato il rapporto dell’ONU sul clima: codice rosso, il riscaldamento globale sta procedendo più velocemente rispetto a quanto previsto. Si tratta dell’allarme più forte mai lanciato prima. Secondo l’ONU i paesi del mondo devono unire le loro forze per evitare la catastrofe.
Servono tagli forti e immediati alle emissioni di Co2 e di altri gas serra per fermare la catastrofe del cambiamento climatico e rispettare gli accordi di Parigi, dove nel 2015 si è arrivati a un patto firmato nel corso degli anni da ben 197 Paesi, tra cui i più inquinanti quali Cina, India e Usa (Trump aveva abbandonato l’accordo, Biden nel suo primo giorno alla Casa Bianca ha firmato il rientro nei ranghi del trattato di Parigi sul clima).
Si è trattato di un tentativo di rilanciare la questione ambientale con l’obiettivo di contenere l’aumento medio della temperatura globale entro i 2 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali (soglia di riferimento per evitare danni catastrofici).
Il rapporto di questa settimana ci dice invece che le concentrazioni atmosferiche di Co2 sono tra le più alte di sempre e che c’è stato un aumento medio di 1.1 gradi rispetto al periodo preindustriale (1850-1900), questo ha portato ad un riscaldamento globale che ha fatto aumentare la frequenza e l’intensità di diversi fenomeni meteorologici quali piogge torrenziali e alluvioni (pensiamo alla Cina o alla Germania), nonché ondate di grande caldo spesso collegate allo scoppio di incendi vastissimi come stiamo assistendo in questi giorni un po’ in tutto il mondo.
Alla base dei cambiamenti climatici ci sono i gas serra (i principali sono il metano, l’anidride carbonica, l’ozono e l’ossido di azoto) prodotti dalle attività umane quali l’uso di combustibili fossili (principalmente carbone e petrolio), la deforestazione e l’allevamento di bestiame (gli animali rilasciano gas serra in seguito alla digestione e alla decomposizione del letame).
Quello dell’ONU è stato un vero e proprio appello disperato affinché ogni paese e ogni singolo essere umano faccia la sua parte.
Bisogna darsi una regolata. Le modalità con cui ognuno di noi può dare un contributo alla riduzione del riscaldamento globale sono noti, dal tenere l’aria condizionata entro un intervallo di 5 gradi centigradi in meno o in più rispetto alla temperatura esterna all’uso di lampadine a Led, dall’uso di elettrodomestici quali lavatrici e lavastoviglie solamente a pieno carico al maggiore utilizzo di energia solare, dal rendere la casa energeticamente più efficiente al passaggio ad una dieta più mediterranea (quasi vegetariana).
Purtroppo molti comportamenti, a mio avviso, vanno imposti, altrimenti la maggior parte delle persone tendono a fregarsene (in Cina, ad esempio, a causa dell’incremento demografico, è stato imposta la nascita di un solo figlio a famiglia: ha funzionato.
Se la cosa fosse stata solo consigliata i risultati sarebbero stati diversi). Non solo i singoli devono però dare il loro contributo. Gli Stati dovrebbero innanzitutto pensare meno agli interessi legati al petrolio e passare in maniera decisa all’elettrificazione delle auto. Che aspettano? Concludo con i paesi asiatici, in primis la Cina.
Le emissioni di gas serra prodotti nel Paese del dragone sono superiori a tutte quelle dei paesi sviluppati messe assieme. Inoltre negli ultimi due anni è stato superato il record di estrazione del carbone. I cinesi hanno il record di emissioni, rilasciano in mare più plastica di tutti (7 milioni di tonnellate su 9 totali) e mettono in circolazione i virus (magari non volontariamente).
Emissioni, immondizia e virus. E l’ONU che fa? Muta (per ora, si spera).