A febbraio 2022 scadrà il mandato dell’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Parlamento dovrà quindi eleggere il nuovo Presidente.
Nelle prossime settimane se ne parlerà diffusamente. Per ora mi soffermo sulla simpatica preoccupazione che serpeggia tra i banchi dei parlamentari. Tra i nomi caldi per il Colle infatti compaiono la Cartabia (attuale ministra della giustizia), il senatore Casini, il Presidente di Forza Italia ed eurodeputato Silvio Berlusconi nonché l’attuale premier Mario Draghi.
Ad agitare il sonno di molti parlamentari è proprio la possibile elezione di Draghi a Presidente della Repubblica. Tutto lascia pensare che sarà una sua scelta.
Qualora, infatti, l’attuale premier decidesse di trasferirsi da Palazzo Chigi al Quirinale, troverebbe facilmente i voti in Parlamento, visto l’ottimo lavoro svolto fin qui e le sue probabili dimissioni da premier nel caso non venisse accontentato. Dimissioni che porterebbero a nuove elezioni con un anno di anticipo rispetto alla scadenza naturale della legislatura, con grande dispiacere di tantissimi parlamentari che non maturerebbero i requisiti per la pensione solo per pochi mesi (servono 4 anni e mezzo di legislatura). A questo si aggiunga che con il taglio dei parlamentari confermato dal referendum solo in pochi riuscirebbero a essere rieletti.
Il rischio di elezioni politiche c’è però anche nel caso di elezione di Mario Draghi quale Presidente della Repubblica. Ci sarebbe, infatti, un possibile premier pro-tempore con successiva tornata elettorale. In definitiva dipende, a mio avviso, tutto dalla volontà del premier Draghi.
In questa ottica trovo divertenti gli elogi, quasi stucchevoli, rivolti all’attuale Presidente del Consiglio da parte di tutti gli schieramenti della maggioranza. Il premier è invitato a rimanere incollato sulla sedia e continuare il suo prezioso lavoro a Palazzo Chigi, in quanto garante per i mercati finanziari e per l’Europa, quasi come se stare seduti al Colle, invece, fosse cosa di poco conto in quanto a prestigio e importanza istituzionale.
Concludo con uno scenario che potrebbe verificarsi se il Presidente del Consiglio Mario Draghi dovesse essere eletto come nuovo Presidente della Repubblica: il suo posto spetterebbe, anche se pro-tempore e salva diversa disposizione dello stesso Draghi, al seppur bravo ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, in quanto “ministro più anziano secondo l’età”. Si tratterebbe di un incarico a breve termine, pro-tempore. Il neopremier, però, potrebbe decidere di formare un nuovo governo.
A quel punto la domanda sarebbe la seguente: l’attuale maggioranza, già costituita da forze politiche tenute insieme da una colla meno adesiva della saliva, accetterebbe di essere guidata da un importante esponente di un partito, Forza Italia, che alle ultime elezioni è arrivato dietro il M5S, Lega e Pd? Magari sarà un sì, per il raggiungimento del traguardo pensionistico. Se non è un cinema questo…