
Dopo l’incontro disastroso tra Donald Trump e Zelensky alla Casa Bianca le delegazioni statunitense ed ucraine si sono incontrate in settimana a Gedda, in Arabia Suadita.
Dal negoziato è scaturito l’accordo sui minerali delle terre rare ucraine (presto ci sarà la firma), la ripresa degli aiuti militari e della condivisione di intelligence con gli Stati Uniti e, soprattutto, la proposta congiunta per il cessate il fuoco di 30 giorni.
Il Cremlino si è mostrato scettico, facendo capire che gli sta bene la tregua, ma deve esse duratura. In sostanza vuole la pace ma alle proprie condizioni. La palla passata nel campo della Russia è stata così rilanciata in quello degli Stati Uniti. Putin non vuole assolutamente dare alcun vantaggio all’Ucraina, che con una semplice tregua avrebbe il tempo di tirare il fiato e riorganizzarsi.
Diverse fonti parlano di condizioni durissime poste da Putin per una pace duratura: rinuncia dell’Ucraina a entrare nella NATO, indizione di nuove elezioni per sostituire Zelensky e la cessione di territori ucraini che in realtà la Russia non ha ancora conquistato del tutto. In definitiva vuole che l’Occidente riconosca di aver perduto la guerra.
La Russia questa guerra vuole vincerla e il principale obiettivo del suo leader è quello di ridicolizzare le strategie utilizzate fin qui dal mondo occidentale per mettere in ginocchio l’aggressore russo. Inizialmente si pensava che potessero bastare le sole sanzioni economiche, poi si è passati a un aiuto militare sempre più significativo, ora si punta alle tregua. Putin è un leader cinico, disposto ad andare avanti a oltranza pur di dimostrare di non risentire affatto dei mezzi utilizzati da noi occidentali. La sua più grande soddisfazione a mio avviso è mostrare al mondo intero che a crollare per sfinimento non sarà lui ma il suo nemico.
A Trump la strategia portata avanti dalla NATO non piace, per lui la via più semplice e breve è sancire la sconfitta dell’Ucraina e della politica di Biden, suo predecessore. Per il presidente USA la corrispondenza di amorosi sensi è meglio stabilirla con Putin che con l’Europa.
I leader europei l’hanno capito e stanno cercando di creare un’improbabile “coalizione di volenterosi” a guida anglo-francese da schierare in Ucraina per difendere un eventuale accordo di pace (la premier italiana Giorgia Meloni si è detta contraria a schierare le truppe italiane). Si tratta di una mossa poco sensata. Innanzitutto è sbagliato giocare a carte scoperte. Trump parla tanto ma non dice nulla sui contenuti dei negoziati, Putin addirittura neanche parla. Poi gli eserciti non si improvvisano, ma vanno creati, preparati e testati. Capisco che trovarsi un presidente degli Stati Uniti completamente in disaccordo con la politica del suo predecessore possa aver creato un po’ di smarrimento, ma non bisogna cedere all’improvvisazione.
D’altra parte paghiamo una politica militare sbagliata nel corso degli anni, che ci ha resi dipendenti dallo scudo atomico americano e quindi ricattabili. Per anni noi europei abbiamo pensato al pacifismo a tutti ci costi, che ci sta, ritenendo inutile investire sulla Difesa e facendo armare fino ai denti tanti Stati, per accorgerci ora di essere completamente allo sbando, con leader mondiali a cui importa poco della pace e dell’essere più buoni. Basti pensare che il Papa è stato in fin di vita e quasi nessun leader ne ha parlato in queste settimane concitate.
Della fragilità europea si è accorto anche il leader ucraino Zelensky, che dopo gli schiaffi ricevuti da Trump alla Casa Bianca ha cercato, nello stupore generale, di riallacciare immediatamente i rapporti con la diplomazia americana. La mossa di Zelensky a mio parere è stata astuta, ha portato Trump a trattare prima con lui, impedendo che le sorti dell’Ucraina siano decise senza la sua partecipazione alle trattative (come sembrava dovesse succedere), e non facendo più la figura del guerrafondaio.
L’obiettivo del leader ucraino è il ravvedimento del presidente americano nei suoi confronti, rendere Trump meno comprensivo con le richieste della Russia (rompendo l’idillio con Putin), non farlo disimpegnare dal conflitto, e (qualora accetti le condizioni di Putin) fargli prendere la responsabilità di essere stato l’artefice, sotto gli occhi del mondo, di una pace palesemente ingiusta. Accetterà?