Il PNNR è il documento con cui l’Italia spiega come intende spendere i fondi europei del Recovery Fund.
Il Piano, dopo essere stato approvato in settimana alla Camera e al Senato, e in via definitiva al Consiglio dei ministri, è stato inviato alla Commissione europea, che già il 18 giugno dovrebbe dare il primo via libera all’erogazione dei fondi.
I finanziamenti per l’Italia ammontano a 220 miliardi di euro (sussidi e prestiti a basso tasso di interesse), una prima parte potrebbe arrivare già entro l’estate.
Il PNNR in sostanza è un piano di investimenti e riforme da realizzare rigorosamente entro il 2026. Obiettivo: rilanciare l’economia dopo i danni causati dalla pandemia. Verranno interessati più settori: la pubblica amministrazione, la sanità, la giustizia, la parità di genere, i giovani ecc, il tutto all’insegna della transizione ecologica e della digitalizzazione.
Avremo più modernizzazione e innovazione tecnologica. Il PNNR rappresenta uno dei più ingenti finanziamenti per la ripresa mai visti nella storia. Arriveranno tanti soldi, anche se una buona parte sono debiti. La priorità deve essere spenderli bene, producendo lavoro e ricchezza, altrimenti saranno guai per le generazioni future.
Anche la parte “gratuita” del Recovery andrà restituita sotto forma di maggior contributo dato dall’Italia (in quanto paese membro) all’Europa per il notevole sforzo economico.
In questi ultimi anni la classe dirigente ha avuto vita facile regalando soldi, in deficit, per assistenzialismo e bonus vari, adesso va cambiato registro. Personalmente ho fiducia in Draghi, ma anche nel meccanismo di erogazione dei fondi: entro il 2026 va seguito un cronoprogramma puntuale, occorre dimostrare che i soldi vengano spesi e le riforme vengano attuate con una certa precisione temporale, pena l’interruzione di erogazione dei fondi stessi. Ci sarà dunque ingerenza, ma meglio così.
Capitolo Sud: circa 90 miliardi (40% delle risorse totali) andranno spesi per la crescita del Sud Italia. Alla faccia di chi diceva che Draghi non pensasse al Sud come promesso. Sono tanti soldi, e meritati: l’entità dei finanziamenti dati all’Italia, che qualcuno vuole attribuire a strategiche e magiche trattative, in realtà è dovuta alla presenza di determinati requisiti (figuriamoci se ci regalavano così tanti soldi). Tra questi i bassi indici di sviluppo, la disoccupazione e il basso reddito pro capite del Sud Italia che spingono verso il basso l’intero Paese.
Io spero che sia la volta buona per ridurre il divario con il Nord, se non altro perché questa volta ci sarà un controllo dall’alto e non ci si affiderà alle istituzioni locali che nel recente passato hanno già dimostrato di non sapere utilizzare i soldi del Fondo di Sviluppo e Coesione destinate al Mezzogiorno.
Negli ultimi 20 anni le risorse programmate e non utilizzate ammontano a circa 140 miliardi. Un fenomeno vergognoso che rispecchia le capacità di chi ha guidato il meridione.