Domenica scorsa si sono tenute le tanto attese elezioni europee. In Italia hanno vinto Fratelli d’Italia, il Partito Democratico, Forza Italia e Alleanza Verdi-Sinistra, hanno perso la Lega, il M5S, Italia Viva e Azione.
Per la premier Giorgia Meloni (28.8%) si è trattato di un trionfo politico, perché ha superato la soglia del 26% (risultato delle ultime politiche) che si era prefissata, rafforzando così anche la coalizione di governo e tenendo a distanza di sicurezza Lega e Forza Italia, e perché il suo esecutivo è stato l’unico in Europa ad essere stato promosso. Un trionfo politico vero e proprio, che la porterà ad avere più voce in capitolo anche in sede europea. Certamente il fatto di essere ancora in luna di miele con gli elettori aiuta sempre, come successe anche per Renzi, ma il risultato non era affatto scontato.
Il Partito democratico (24.1%) è andato bene, gioisce Elly Schlein che, almeno finora, è stata poco sostenuta dai big del suo partito. A mio avviso il Pd porta a casa quasi sempre un 20% di consensi, a prescindere dal leader. C’è un elettorato storico, duro, che guarda poco al leader e che voterà a sinistra sempre, senza condizionamenti. Il discorso è diverso a destra, dove i partiti sono molto personali, per cui le oscillazioni sono enormi. Inoltre ci sono più partiti, per cui puoi passare facilmente dalla Lega a FI o FdI e viceversa. A sinistra non c’è nessuno oltre al Pd (se si escludono gli estremisti), essendo il M5S un partito a parte, populista e di protesta, in cui l’elettore di sinistra non si identificherà mai.
Il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte è andato male (10%), doppiato dal Pd nella sfida all’interno dell’opposizione, per cui ne esce notevolmente ridimensionato nella ambizioni di leadership. Parlare di reddito di cittadinanza europeo durante la campagna elettorale è stato quasi commovente, serve altro. Cosa farà adesso il M5S? Si farà imporre le regole dal Pd o tenderà a radicalizzarsi e isolarsi come alle origini e fare un favore al governo?
Bene Forza Italia (9.6%), Antonio Tajani ha rivitalizzato un partito che sembrava destinato all’estinzione dopo la morte del suo leader storico Berlusconi. Ha superato la Lega nel derby che si giocava nella maggioranza, ha contributo a fortificare la stabilità del governo e si è ulteriormente rafforzato all’interno del Partito popolare europeo.
Malissimo la Lega di Salvini (9%), salvato dalla candidatura rumorosa del generale Vannacci, senza la quale sarebbe stata debacle. Salvini è stato bravo ad individuare un buon candidato, ma se poi i voti sono quasi solo di quel candidato significa che il consenso verso il partito è ormai ai minimi termini. Inoltre è evidente la scollatura tra il leader (abbandonato anche da Bossi) e i governatori del Nord. C’è aria di resa dei conti, il prossimo congresso sarà dirimente.
Non hanno superato il 4% i partiti centristi di Renzi e Calenda, quindi non eleggeranno europarlamentari. Mi dispiace un po’ per Renzi che ha un’idea di Europa in cui in parte mi identifico, ma deve capire che il terzo polo non è riconosciuto dai cittadini, che considerano il voto al centro come un voto inutile. È una fase storica in cui nel mondo vige il bipolarismo, o ti schieri a sinistra o ti schieri a destra. Renzi fino a qualche mese fa sperava nei voti dei moderati orfani di Berlusconi, ma l’elettorato di destra, seppur moderato, piuttosto dà il voto alla Meloni, non al centro. Idem i grillini delusi, che virano verso il Pd (come successo in queste elezioni) ma non verso il centro. Renzi avrebbe dovuto puntare alla formazione di un nuovo soggetto politico a sinistra (dove esiste solo il Pd), sarebbero sicuramente arrivati più consensi rispetto all’attuale collocazione al centro.
Ottimo risultato, infine, per Alleanza Verdi e Sinistra (6.6%), che ha sfruttato la candidatura di Ilaria Salis e spostato più a sinistra (anche per la disfatta dei centristi) il baricentro dell’opposizione.
In Europa avanzano le destre: male Macron che ha indetto nuove elezioni parlamentari (lui resta al suo posto) difronte al successo di Marine Le Pen, male Scholz in Germania e il partito socialista di Sanchez in Spagna. Nonostante l’avanzata delle destre europee gli equilibri del Parlamento Europeo non dovrebbero tuttavia cambiare.
Certamente i numeri del PPE, che a livello continentale ha comunque vinto, sono più risicati e per Ursula von der Leyen (di nuovo candidata alla presidenza della Commissione europea) ci sarà il rischio dei franchi tiratori. Gli verranno in soccorso i conservatori di cui fa parte la nostra premier (che vorrà giustamente qualcosa in cambio)? Le sinistre saranno d’accordo? Sarà una partita tutta da giocare.