Da ieri pomeriggio, fino a stasera, si stanno svolgendo le elezioni per il Parlamento europeo. Il sistema di voto è quello proporzionale, con una soglia di sbarramento del 4% e il voto di preferenza. In sostanza per essere eletti non conta la posizione in lista ma le preferenze ottenute.
Si tratta di elezioni importanti, quasi come quelle politiche, perché considerate elezioni di medio termine, una sorta di referendum sul gradimento verso il governo di turno. La premier Giorgia Meloni, la cui “luna di miele” con gli italiani è tra le più lunghe di sempre, ne è consapevole e ci ha messo la faccia, investendo su se stessa, con l’obiettivo di confermarsi e ribadire agli avversari politici che il loro posto è all’opposizione.
Purtroppo i cittadini sono più interessati alla politica interna, sottovalutando l’importanza delle elezioni europee, e in questo non sono neanche aiutati dai leader politici, che portano avanti una campagna elettorale dove lo scontro politico ruota più sulle questioni interne che sulle tematiche europee. Anche i media non hanno aiutato più di tanto gli elettori, con pochi riferimenti ai gruppi parlamentari europei dell’emiciclo di Bruxelles e Strasburgo.
Dopo le elezioni i movimenti politici italiani che avranno superato la soglia di sbarramento del 4% dovranno iscriversi ad un gruppo parlamentare europeo (in vista della composizione della Commissione europea), cioè un partito organizzato secondo regole precise (avere tra i suoi membri i parlamentari di almeno un quarto dei 27 paesi Ue, presentare un bilancio economico ogni anno ecc.).
Attualmente ci sono 10 gruppi parlamentari. Ne cito qualcuno. Il Partito Popolare Europeo (PPE) è il più numeroso, si posiziona nel centrodestra moderato ed europeista. Ne fa parte Forza Italia (Tajani è il vicepresidente del partito), e alcune figure di spicco, tra cui la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.
A sinistra c’è il Partito Socialista Europeo (PSE) a cui aderisce il Partito democratico, il partito del cancelliere tedesco Scholz e il partito del primo ministro spagnolo Sanchez. Poi ci sono i liberali a cui aderisce Renzi e il presidente francese Macron.
A destra abbiamo Identità e Democrazia a cui aderiscono la Lega di Matteo Salvini, la francese Marine Le Pen e il partito di estrema destra tedesca AfD. È un partito di destra radicale, in parte antieuropeista, che ha tra i suoi fondamenti la sovranità degli Stati.
Infine cito i Conservatori e Riformisti Europei (ECR), gruppo di destra, a cui aderisce la nostra premier Giorgia Meloni leader di Fratelli d’Italia. Quest’ultimo gruppo si differenza da quello di Salvini per le posizioni più moderate, con un forte avvicinamento al PPE.
In definitiva quando si vota in queste elezioni bisogna scegliere se si vuole più Europa oppure se si ritiene che l’Europa danneggi gli Stati. Personalmente voterò un partito europeista. Già adesso esistono norme, direttive, contributi e fondi che portano benefici a tutti noi: dai fondi per i disoccupati dei territori meno sviluppati alle direttive sulla sicurezza alimentare, dalla possibilità di frequentare gratis le università straniere (progetto Erasmus) all’assenza di costi aggiuntivi sui servizi telefonici quando si va all’estero, dall’impegno sul clima attraverso la riduzione delle emissioni inquinanti ai fondi per la parità di stipendio e l’occupazione femminile. Durante il Covid l’Europa ha negoziato l’acquisto di vaccini a nome di tutti gli Stati membri, assicurando dosi a tutti, senza differenza tra un paese più ricco e uno meno ricco.
Sicuramente la mia idea di Europa va ancora oltre, auspicando un esercito europeo e una maggiore coesione tra gli Stati, un po’ come succede in America, con un capo riconosciuto davvero come tale. Disuniti non si va da nessuna parte, soprattutto in un futuro prossimo fatto da superpotenze. Serve meno egoismo. In questa ottica non voterei mai per tornare indietro.
Tornando all’Italia, e concludo, incuriosiscono i derby all’interno della maggioranza, tra FI e Lega, e all’interno dell’opposizione tra PD e M5S. Nel primo caso l’esito della partita potrebbe portare a sconvolgimenti nella Lega qualora venga sconfitta (per molti Salvini, che ha definito Macron un guerrafondaio e che si mostra dubbioso sugli aiuti militari a Kiev, si gioca il tutto per tutto), mentre a sinistra c’è in palio la leadership dell’opposizione. Buon voto a tutti.