Massimiliano Allegri non è più l’allenatore della Juventus.
È stato esonerato per i comportamenti assunti durante e dopo la finale di Coppa Italia vinta contro l’Atalanta (giudicati non compatibili con i valori della società Juventus), quando se l’è presa un po’ con tutti, con l’arbitro e i designatori, con Giuntoli (direttore sportivo della Juve), con i giornalisti e addirittura con i fotografi. Urla e scenate che hanno diviso l’opinione pubblica, c’è chi si schiera con Allegri, come il sottoscritto, e chi lo critica per l’eccessiva tensione.
A mio avviso il comportamento da stigmatizzare non è solo quello di Allegri (comunque esagerato) che è esploso dopo aver trattenuto per tanti mesi una pressione emotiva pazzesca, ma anche quello della dirigenza juventina che, trattando sotto traccia con un altro allenatore da febbraio scorso (per il prossimo anno, con Allegri che ha ancora un anno di contratto), lo ha di fatto delegittimato davanti ai suoi stessi calciatori, che in questa ultima parte di stagione calcistica avrebbero potuto non seguirlo per questo motivo. Invece la squadra è stata compatta, tutta con lui. Da qui i ringraziamenti di Allegri a fine partita rivolti solo ed esclusivamente ai suoi giocatori.
Allegri non meritava questo trattamento, per tutto quello che ha dato a questa società, sia in termini di trofei vinti che di entusiasmo a noi tifosi, sempre a lottare per i massimi risultati grazie alla sua conduzione tecnica.
A Torino è arrivato nel 2014: nel primo ciclo durato 5 anni ha vinto 5 scudetti, 4 Coppe Italia e due Supercoppe, portando la squadra a disputare due finali Champion (perse), in un’epoca in cui in Europa c’erano delle squadre imbattibili quali il Real Madrid di Ronaldo, il Barcellona di Leo Messi e il Bayern Monaco di Robben e Ribery; nel secondo ciclo di 3 anni ha vinto una Coppa Italia e ottenuto 3 qualificazioni in Champion League con una squadra che non è mai partita con i favori del pronostico (e con una bufera giudiziaria che ha travolto la società).
È proprio in questo secondo ciclo che è venuto fuori tutto l’amore di questo allenatore verso la società Juventus. È tornato per amore verso la Juve, senza pretese e dicendo no al Real Madrid per ben due volte: è stato richiamato per iniziare un ciclo, con poca disponibilità economica e con l’imperativo di lanciare i giovani.
Quanti allenatori del suo calibro lo avrebbero fatto? Sicuramente ha firmato un contratto ricco, ma quanti avrebbero accettato il rischio di mettersi alla guida di una squadra non competitiva per i massimi livelli, esponendosi a brutte figure, perdendo di credibilità e non avere più richieste in futuro da parte di altri top club? Tanti allenatori quotati come lui accettano le panchine solo dopo avere valutato il progetto della società, che deve essere ambizioso, senza discussioni.
Allegri è un vincente, punto. A mio parere vincere non è mai facile, anche quando parti favorito, in ogni sport e competizione. Ci sono sempre altri che si allenano per vincere, proprio come te. Allegri quando ha avuto a disposizione un organico forte ha vinto tantissimo, il che non è affatto scontato. Portare a casa dei trofei è difficile anche quando alleni dei campioni, perché devi saperli gestire, e non tutti ci riescono. Ancelotti con squadre non blasonate come Napoli ed Everton non è andato benissimo, però resta un super allenatore perché ha saputo vincere quando ha allenato squadre forti, che hanno scelto lui perché prima non vincevano, nonostante l’organico di primissima scelta.
Altra riflessione: quando arriva un nuovo dirigente, accolto come lo è stato Giuntoli, questo vuole prendersi tutti i meriti di un eventuale nuovo ciclo vincente. Cosa fa appena arriva? Cambia l’allenatore, perché nella storia deve passare il messaggio che il ciclo vincente lo ha creato lui. Se fosse rimasto Allegri in futuro si sarebbe potuto dire: “l’allenatore c’era già da prima! Non è stata una sua scelta”. Come ha fatto Marotta appena arrivato all’Inter, mandando via Spalletti, che comunque non stava facendo male.
Tuttavia mandare via Allegri significa assumersi una grande responsabilità. Lui ha vinto tantissimo in passato, è ben voluto dal popolo bianconero e ha dimostrato di saper ottenere ottimi risultati anche con una squadra non eccezionale. Ora si è obbligati a vincere, gli alibi sono finiti, non c’è più il capro espiatorio, anche se la squadra non sarà quella dei tempi migliori.
In conclusione si è capito da che parte sto, dalla parte di Allegri e del grande presidente Andrea Agnelli, due vincenti. In futuro spero di vederli di nuovo alla Juventus. Forza Juve.