Lo ripetiamo da settimane: bisogna vaccinare il più alto numero di persone nel minore tempo possibile. Solo così potremo sperare di ottenere la famosa immunità di gregge, che potrà considerarsi raggiunta quando la circolazione del virus si bloccherà grazie ad una sufficiente percentuale di persone vaccinate.
Con vaccini protettivi al 100% basterebbe vaccinare il 60-70% della popolazione. Purtroppo con i vaccini attualmente disponibili, non protettivi al 100%, questa percentuale non è sufficiente, per cui servirà vaccinare una quota più alta di popolazione, intorno all’80-85%.
In settimana il premier Draghi ha incontrato il Commissario Figliuolo per sollecitare una maggiore velocità nelle procedure di somministrazione del vaccino, poi ha strigliato le Regioni per i ritardi inaccettabili e per gli anziani “trascurati” in favore di gruppi con potere contrattuali, in ultimo, al Consiglio europeo (composto dai leader degli Stati membri dell’Ue), ha parlato di “inganno” delle case farmaceutiche e della necessità dell’Unione Europea di bloccare le esportazioni di tutte le dosi prodotte nei paesi europei finché le case farmaceutiche non rispetteranno i contratti stipulati con l’Unione.
In questi giorni è emersa tutta la debolezza dell’Europa, con tanti Paesi, compresa l’Italia, pronti a fare da soli in caso di mancata svolta. Alcuni Stati in realtà hanno già adottato un approccio sostanzialmente autonomo, come l‘Ungheria che ha autorizzato vaccini (i due cinesi o quello russo) senza il via libera dell’Ema. Il tempo passa, l’economia muore e la gente è sfinita. Serve il cambio di passo a tutti i livelli, non solo nell’acquisizione delle dosi, ma anche nella somministrazione. In Europa siamo lenti, ormai è appurato. Ma noi, nella distribuzione, stiamo facendo la nostra parte? Non proprio.
In Italia finora si è vaccinato solamente il 23.5% degli over 80, poco. Io personalmente avrei preferito che si dicesse: le scorte sono finite, riprenderemo appena arriveranno le altre. Invece le scorte ancora ci sono, perché si va a rilento? Oltre al sistema di prenotazione che ha mostrato grosse lacune (in alcuni posti non sono arrivati i messaggi di convocazione con spreco di dosi per assenza di candidati, in altri ci sono state le convocazioni mentre gli hub erano chiusi, in altri ancora i messaggi hanno convocato le persone a 150km di distanza), a mio avviso c’è una controproducente tendenza a enfatizzare quella che è una semplice punturina in un deltoide.
Mi viene ad esempio da pensare alla scorta con tanto di sirene quando arrivarono le prime dosi a dicembre. Addirittura si organizzano corsi e convegni per medici sul vaccino anticovid19. Ma stiamo scherzando? Che c’è da imparare nel fare una puntura in un braccio? Vogliamo parlare delle 12 pagine di consenso informato? A che servono?
Poi è stato messo un generale a menare il torrone in tema di vaccini. Vogliamo dire alle categorie dei medici precettate, e che si rifiutano di farlo, di levarsi il camice e cambiare mestiere?
In Israele sono stati fatti i vaccini ovunque, anche nei bar (si è trattato di iniziative mirate, ben organizzate, con breve anamnesi e offerta di tanto di drink da consumere subito dopo all’aperto), con una percentuale di vaccinati ormai al 60 per cento. In Italia mi sembra stiano prevalendo un po’ troppo le chiacchiere.
Entro fine marzo dovrebbero arrivare circa 4.5 milioni di dosi tra Astrazeneca, Pfizer e Moderna. Calcolando che le misure restrittive potranno cominciare ad essere allentate quando sarà vaccinato circa un quarto della popolazione, procediamo spediti e facciamo queste iniezioni, per fasce di età e senza appuntamento. La fretta è del Diavolo, la lentezza è di Dio. Non è questo il caso.